<<Qui, in questo luogo, 784 anni fa,
San Francesco inventò il presepio>>, dice Padre Francesco Rossi,
frate francescano. Siamo a Greccio, piccolo centro nella valle
reatina, conosciuto in tutto il mondo come uno dei luoghi più
mistici. Ci troviamo all’interno del Santuario. Di fronte a noi, una
cappelletta spoglia. E’ l’antica grotta, scavata nella montagna,
dove San Francesco, la notte del 24 dicembre 1223, volle rievocare
in modo visivo la nascita di Gesù, dando origine alla tradizione del
Presepio.
<<Il
santo>>, dice padre Francesco che ci fa da guida <<si commuoveva
fino alle lacrime pensando che Dio si era incarnato nascendo in una
povera stalla. Pensava alla povertà della Madonna, di San Giuseppe,
al disagio del piccolo bambino che era il Re dell’universo. E per
poter capire meglio quanto amore ci fosse stato in quella misteriosa
scelta di Dio, decise di rivivere la scena, ricostruendola
visivamente, per poterla contemplare proprio con i suoi occhi>>.
In questi giorni in tutte le chiese
del mondo si trova un presepio e lo si trova anche in milioni e
milioni di famiglie cattoliche sparse sulla faccia della terra.
Prespi piccoli, grandi, animati, con le casette illuminate, il
canto degli angeli, la stalla con il bue l’asinello, la Madonna,
San Giuseppe e il bambino nudo nella mangiatoia. Scene bucoliche
che incantano bambini e adulti, trasmettono tenerezza e meraviglia.
Dal primo di dicembre, nelle sale
cinematografiche anche italiane si poietta un ennesimo film dulla
nascita di Gesù che si intitola Nativity. <<Un film che sta
ottenendo grandissimo successo>>, dice Padre Francesco. <<E si
potrebbe dire che la regista, Catherine Hardwicke, si è ispirata
proprio a San Francesco. Anche lei si è proposta di “ricostruire”
quell’evento come era realmente avvenuto, secondo il racconto degli
evangelisti. E le scene del parto, in quella povertà assoluta,
soffuse della magia del mistero che si stava compiendo sulla terra,
commuovono e impressionao in modo fortissimo>>.
Padre
Francesco richiama la nostra attenzione sulle immagini impresse
sulle pareti della grotta. <<Sono affreschi del 1300>>, dice. <<A
sinistra, si vede ciò che accadde qui in quella notte di Natale del
1223. A destra, una scena di quanto avveniva a Betlemme dopo la
nascita di Gesù: la Madonna che allatta il bambino e Giuseppe sullo
sfondo. Già nel 1300 si legava Greccio a Betlemme. Là nacque Gesù;
qui il presepio, cioè la consuetudine di rivivere quel mistero
attraverso una rappresentazione>>.
<<Perché San Francesco, che era
di Assisi, scelse Greccio per la ricostruzione visiva della nascita
di Gesù?>>,
domando
<<Francesco conosceva da tempo
questi luoghi>>, risponde padre Francesco. <<. Aveva cominciato a
frequentarli fin dal 1208. Allora si era stabilito, con alcuni suoi
compagni, sulla montagna. Ma in seguito, gli abitanti che stavano ai
piedi della montagna, conoscendo la sua fama di santità, lo
pregarono di andare a vivere vicino a loro. E Francesco scese e si
stabilì in alcune grotte nei pressi del borgo. Greccio era un
piccolo agglomerato di povere abitazioni intorno al castello. Forse
contava un centinaio circa di abitanti. La zona era paludosa,
malsana, e anche per questo poco abitata. Ma aveva quell’aspetto di
povertà assoluta, di silenzio, di sofferenza anche fisica della
natura, che a Francesco piacevano, perché lo aiutavano a meditare, a
sentirsi umile, povero.
<<Tra
il 1219 e il 1220, era andato a predicare il Vangelo in Oriente
Palestina, Siria, Egitto.Aveva predicato anche alla presenza del
Sultano Al-Malik al-Kamil, che lo ascoltò benevolmente. In quel
viaggio volle anche visitare i Luoghi Santi. Andò anche a Betlemme,
riportandone una impressione grande. Tornato in Italia, continuava
a ripensare a quel viaggio e al mistero della nascita di Gesù.
Decise di rivivere le emozioni provate a Betlemme, organizzando una
“rappresentazione viva” del Natale e scelse di farlo a Greccio
perché il paesaggio era molto simile a quello di Betlemme>>.
<<Storicamente, come si svolse
quella “ricostruzione”?>>
<< I primi biografi del santo, erano
suoi contemporanei, quindi testimoni diretti, e nei loro libri ne
fanno un resoconto dettagliato, quasi una autentica cronaca.
Sorpattutto Tommaso da Celano.
<<San Francesco si rivolse a un suo
amico, Giovanni da Greccio, signore della zona, e gli chiese di
organizzare per la notte di Natale di quell’anno 1223, una
rappresentazione della nascita di Gesù. Non uno spettacolo per i
curiosi. Ma la “ricostruzione visiva e vera” di quell’evento storico
per poter capire meglio. Tommaso da Celano riporta le parole esatte
che Francesco disse a Giovanni: “Vorrei rappresentare il bambino
nato a Betlemme, e il qualche modo vedere con gli occhi del corpo
i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a
un neonato, come fu adagiato in una greppia, e come giaceva sul
fieno tra il bue e l’asinello”.
<<Molti
pensano a San Francesco come a un santo romantico, un poeta,
l’autore del “Cantico delle creature”, l’amante degli animali, della
natura, un santo in un certo senso un po’astratto, immenso in una
realtà mistica lontana dalla concretezza della vita. Immagine
completamente sbagliata.
<<San Francesco era sì un tipo
romantico, un vero poeta e un autentico mistico. Ma a modo suo. Con
una caratteristica che lo contraddistingueva molto bene: la
concretezza. I misteri della religione cristiana, della vita di
Gesù, sono così grandi, così straordinari che si fatica ad avere di
essi una comprensione adeguata. Francesco sentiva questa difficoltà
e cercava di superarla. Anche con azioni che a volte, agli occhi
della gente, sembravano stravaganti. Per capire meglio il mistero
dell’Incarnazione, volle aiutarsi con una “rappresentazione reale”
della nascita di Gesù>>.
<<Si conoscono i particolari di
quella “rappresentazione”?>>.
<< Giovanni di Greccio organizzò
ogni cosa come Francesco aveva chiesto. Inviò messi a informare la
gente del luogo invitandola a radunarsi, la notte di Natale, presso
la grotta dove Francesco e i frati andavano a pregare. E arrivarono
pellegrini anche da altri borghi: “uomini, donne festanti,
portando ciascuno, secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per
illuminare quella notte”, come scrisse il Celano.
<<Alla fine arrivò anche Francesco e
vedendo che tutto era predisposto secondo il suo desiderio, era
raggiante di letizia. Il Celano precisa che, a questo punto, “si
accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e
l’asinello”. Nessuno prese il posto della Madonna, di San
Giuseppe, del bambino. Se così si fosse fatto, sarebbe stato uno
spettacolo. Francesco voleva vedere la scena reale su cui pensare e
riflettere nel corso della Messa che sarebbe stata celebrata. La
liturgia eucaristica, al momento della Consacrazione, avrebbe
richiamato sull’altare la presenza “vera, reale e sostanziale” di
Gesù. E in quel momento, la “rappresentazione” sarebbe diventata
realtà mistica.
<<Francesco,
che era diacono, indossò i paramenti solenni e lesse il Vangelo,
tenendo poi una predica. Il Celano dice che quando pronunciava le
parole “Bambino di Betlemme” la sua voce tremava di tenerezza e di
commozione>>.
<<In quell’occasione si
manifestarono segni prodigiosi?>>
<<Il
Celano dice che, nel corso della celebrazione eucaristica, si
manifestarono “in abbondanza i doni dell’Onnipotente”, cioè
fatti prodigiosi. E riporta la testimonianza, che viene riferita
anche da San Bonaventura, di ciò che vide Giovanni da Greccio. “Egli
affermò”, scrisse San Bonaventura “di aver veduto, dentro la
mangiatoia, un bellissimo fanciullo addormentato, che il beato
Francesco, stringendolo con ambedue le braccia, sembrava destare dal
sonno”.
<<Si verificò quindi un
miracolo>>.
<<La
visione di Giovanni da Greccio è una chiara indicazione di ciò che
potrebbe essere accaduto e che la tradizione ha sempre tramandato:
Gesù si fece realmente vivo “apparendo” nelle sembianze di un
bambino sul fieno di quella mangiatoia. Ma quello non fu il solo
“segno” prodigioso di quell’evento. Il fieno, che era stato
collocato nella mangiatoia e sul quale sembra fosse apparso Gesù
Bambino, venne conservato, e divenne “mezzo” per diverse guarigioni
miracolose, sia di animali che di persone>>.
<<Nei Natali successivi, a
Greccio si ripetè l’iniziativa di San Francesco?>>
<<Sì, da allora i frati che vivevano
a Greccio ripeterono sempre quella iniziativa, così come l’aveva
voluta Francesco. Poi, a poco a poco, con il passare dei decenni,
come avviene sempre, subì dei cambiamenti, le persone furono
sostituite da delle statue, e ebbe inizio il presepe come lo si
intende oggi>>.
<< Quando venne costruito il
“Santuario del Presepe” dove noi ora ci troviamo?>>
<<Dopo
quanto era accaduto in quella notte del 1223, sul luogo della
mangiatoia venne subito eretto un altare, poi una piccola chiesetta,
che fu inaugurata nel 1228, quando Francesco, morto nel 1226, fu
proclamato santo. In seguito, per ospitare i pellegrini che sempre
più numerosi arrivavano per visitare quel luogo prodigioso, la
chiesetta fu ingrandita. Ma non di molto perché, essendo addossata
alla montagna, non c’era possibilità di allargarla.
Ora la chiesa può contenere 150-200
persone. Resta sempre piccola, a dimensione francescana, secondo lo
spirito di povertà di Francesco. A Natale, quando l’afflusso dei
pellegrini raggiunge il massimo, si vede un grande serpentone di
gente che attende paziente di poter entrare in chiesa per pregare
sul luogo dove Francesco volle il primo presepe>>.
<< Come celebrerete il prossimo
Natale?>>
<<Come
sempre, seguendo un programma che si ripete da anni. A Natale noi
siamo invasi dalla gente e il nostro compito e quello
dell’accoglienza, e dell’assistenza spirituale. Quindi, saremo
impegnati nelle confessioni, nelle celebrazioni eucaristiche, e nel
fare da guide ai turisti che, visitando i luoghi, chiedono di
conoscere la storia di quanto è accaduto nel 1223>>.