
INVI(T)ATO
A TAVOLA
Roberto
Allegri, giornalista e scrittore, in un suo curioso pellegrinare per
ristoranti e trattorie, ci fa conoscere le emozioni, i profumi, e i
retroscena culturali e di costume che sono legati ad antiche ricette
di tipici piatti italiani
ONORE A SUA MAESTA'
LA “BAGNA CAUDA”
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DI
Roberto
Allegri - Foto di
Nicola Allegri
CAFFE’ ROMA - Costigliole d’Asti (Asti)0141966544 -
www.enofoodroma.it
L’aroma è
come uno schiaffo in pieno viso. Un profumo che ha consistenza,
peso,gravità. Un sentore serio, dignitoso ma nello stesso tempo
invitante. Un odore che possiede un sorriso.
Questa è
l’emozione olfattiva che il signor Gino Risso, titolare dell’enoteca
“Caffè Roma” di Costigliole d’Asti mi fa trovare al solo entrare nel
suo locale. L’emozione olfattiva della Bagna Cauda.
<<La bagna
cauda è uno dei simboli del Piemonte, il piatto conviviale per
eccellenza>>, dice Gino. <<Va servita in questi contenitori
particolari, che in dialetto chiamiamo “sciunfett”>>. E Gino porta
in tavola delle terrine di terracotta con un alloggio, nella parte
inferiore, dove sistemare un lumino acceso e tenere calda la
pietanza. Il profumo dell’aglio è inebriante.
Insisto
sul tasto dell’aroma perché per quanto riguarda il cibo l’olfatto è
fondamentale. Un buon piatto è come uno spartito pieno di note messe
al posto giusto. E il profumo che emana è la musica che si ascolta.
E di musica ottima è pieno il Caffè Roma, con i piatti tipici della
regione, i formaggi di cui Gino è grande esperto e la cantina che fa
venire voglia di cantare al solo vederla.
Fuori
il pomeriggio si stiracchia stanco e mette i panni della sera.
Soffia un respiro di nebbia e copre di malinconia questa “terra di
mezzo” tra Langhe e Monferrato. Io mi godo il tepore del locale, la
compagnia di Gino. E quel paradiso che ho nel piatto, quella sorta
di “pappa” color crema nella quale intingo pezzetti di pane. E
domando per sapere di più.
<<La bagna
cauda nasce proprio come un piatto povero>>, mi spiega Gino.
<<Serviva per mangiare molto spendendo poco. Infatti, è un piatto
sostanzioso, calorico, anche se fatto solo di tre ingredienti:
aglio, acciughe e olio di oliva. Ma la semplicità è arte, ha detto
qualcuno.
<<Ma
lascia stare il pane. Allora, per mangiare la bagna cauda come si
deve, bisogna intingere il cardo gobbo di Nizza. Eccolo qui, è un
ortaggio tipico di queste zone, una specie quasi in via di
estinzione perché è laborioso da coltivare. Ma favoloso. Oppure il
peperone quadrato di Mozza, anche questo raro. Come vedi è carnoso e
risulta quindi ottimo al forno o sulla griglia.>>
Non
resisto alla tentazione e chiedo di conoscere la ricetta. Lo faccio
con riverenza, come se domandassi di essere messo a parte di un
prezioso segreto. <<Ma segreti non ce ne sono>>, sorride Gino. <<La
bagna cauda è davvero molto semplice.>>
Ricetta per la Bagna Cauda di Gino Risso del Caffè Roma
Ingredienti (per 4 persone):
8 acciughe
sotto sale
1 testa
d’aglio completa
mezzo
litro di olio d’oliva
Preparazione:
-
L’aglio e le acciughe vanno tritati finemente con la
mezzaluna. Mai con il frullatore.
-
Mettere il tutto in un pentolino con l’olio.
-
Fare scaldare a fuoco dolce, senza mai portare a bollore,
fino a che aglio e acciughe non si saranno ridotti ad una sorta di
salsa.
-
Servire nelle ciotole con il lumino, insieme a cardi,
peperoni, ortaggi e pane casereccio.
<<Può
sembrare strano che un piatto tipico di queste zone sia a base di
pesce>>, spiega ancora Gino. <<Ma non dimenticare che qui siamo
sull’antica “via del sale”. I più grandi commercianti di acciughe
salate erano proprio i montanari di queste parti. Ma adesso viene il
bello. Secondo la tradizione, ora che hai finito si deve mettere
nello sciunfett un rosso d’uovo e lasciato appena appena scaldare.
Poi sopra vanno scaglie di tartufo. E per chiudere il rito prevede
di bere una tazza di brodo di pollo caldo. E in questo modo hai reso
onore a sua maesta la bagna cauda! Non sei contento?>>
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